CINQUE DOMANDE A KICK.OFFICE
KICK.OFFICE è uno studio di architettura e interior design fondato a Milano nel 2009 da Mario Abruzzese. Sviluppa progetti a scale differenti con particolare attenzione alla progettazione di interni residenziali, commerciali e di hospitality. Un team di giovani architetti si occupa della progettazione, abbinando funzionalità, valori di contesto ed esigenze del cliente. I progetti, caratterizzati da un forte segno estetico, sono frutto di una costante ricerca e dell’accurata selezione dei materiali, insieme a un’attenta cura dei dettagli. Negli ultimi anni lo studio si è concentrato sullo sviluppo di progetti legati alla ristorazione tra cui il ristorante [bu:r] dello Chef Eugenio Boer e Open Colonna Milano dello Chef Antonello Colonna.
Quale è il progetto che meglio riassume, rappresenta e racconta la tua storia professionale?
La realizzazione del primo ristorante dello Chef Eugenio Boer a Milano è stata un’esperienza molto significativa per la mia carriera e per il lavoro del mio studio. Per entrambi il progetto ha avuto un significato molto forte: il primo ristorante per Eugenio e per me il primo interno aperto al pubblico che porta la mia firma. Il percorso fatto insieme allo Chef è stato incredibilmente stimolante, Eugenio, oltre ad essere un grande creativo, è un entusiasta, è stato intrigante cogliere le sue intuizioni, contraddirlo, guidarlo. Il progetto esprime al meglio il metodo dello studio, il confronto costante con il cliente, con il contesto e con la storia, l’equilibrio tra innovazione e tradizione, l’utilizzo di tecniche e materie prime tradizionali, reinterpretate in modo inconsueto ma anche la contaminazione con materiali provenienti da altri contesti. Uno studio attento dei dettagli e le cromie decise delle superfici distinguono in modo energico gli ambienti, in questo progetto come in molti altri.
C’è una fonte di ispirazione, una caratteristica che si ritrova nei tuoi progetti? Qualcosa che ha segnato la formazione professionale? Qualcosa che ti guida? Un maestro?
Collaborando con Cibic&Partners e CLS Architetti ho lavorato a progetti residenziali, di retail e in particolare di hospitality sviluppando una forte sensibilità nell’interior design. Numerose esperienze all’estero, in Danimarca, Turchia, in Palestina hanno contribuito a formare quello che sono come architetto e come uomo. Un elemento alla base dei progetti è la sensibilità. Nei confronti dello spazio, delle esigenze, dei materiali. Nel corso degli anni ho ‘allenato’ la capacità di carpire l’essenza dei luoghi, dei materiali e delle persone. Saper dialogare con questi soggetti è fondamentale per poter progettare con coscienza.
Uno spazio ben progettato con quali aggettivi può essere descritto?
Uno spazio è ben progettato se sembra non progettato. Uno spazio accogliente, facilmente comprensibile, in cui ci si sente a proprio agio, ci si muove fluidamente, ci si abbandona coscientemente.
C’è un materiale che preferisci utilizzare?
Non credo ce ne sia uno in particolare ma di sicuro una categoria. Prediligo utilizzare materiali naturali o che in qualche modo abbiano una componente naturale che ha subito lavorazioni da parte dell’uomo. Mi piacciono i marmi, il legno, le tessiture di fibre naturali, i metalli. Nei progetti dello studio la combinazione di tanti di questi materiali, con la contaminazione di quelli artificiali, da vita ad apparati più o meno articolati ma sempre tesi verso un equilibrio perfetto.
Il tuo luogo preferito?
In me si avvicendano le passioni per due luoghi del cuore. La Puglia che rappresenta le mie origini, la mia essenza, il mio spirito e Milano che rappresenta il mio presente e, credo, il mio futuro. Oggi più che mai, nell’anno del ‘pareggio’ tra i miei due mondi, 18 anni trascorsi da una parte e 18 dall’altra, ai due capi opposti della penisola, geograficamente e non solo. Per Milano ho una passione di lunga data, è la città che mi ha accolto e in cui mi sento a casa, vivace e pragmatica, austera e brillante. La Puglia è il luogo dei miei affetti più longevi e dei ricordi più cari, delle tradizioni più intense, dei paesaggi più emozionanti, dei gusti più familiari.